Cenni Storici


Bibliografia:
-           Archivio storico Chiesa di San Renato Vescovo
-           Antonino Trombetta  (13/12/1909 – 06/02/2002) “Moiano di Vico Equense”

La chiesa di San Renato è dedicata al vescovo di Sorrento del V secolo, diventato il Santo patrono di questa frazione di Vico Equense fin dai tempi più lontani. Questa chiesa fu voluta e fatta costruire dagli abitanti del luogo in cui sorse: lo deduciamo dalla sua qualifica di chiesa appartenente a un’estaurita. Queste erano delle istituzioni pie, sorte nei nostri paesi a cominciare dall’alto Medioevo, per provvedere al mantenimento della chiesa o cappella, in cui avevano la sede, ed alle spese per il culto, che vi si faceva e per compiere speciali opere di beneficenza. Fondatori ne erano gli abitanti di un determinato luogo, generalmente un centro agricolo, i quali, a un certo momento, stanchi di raggiungere chiese lontane si accordavano tra di loro per costruirsi nel luogo dove abitavano, la propria chiesa o chiesetta chiamando un sacerdote a celebrarvi le sacre funzioni. Fu così che anche il casale di Moiano ebbe la propria chiesa. Circa il tempo in cui essa fu costruita, non è possibile dirlo con precisione perché manca ogni documento per precisarlo; se volessimo tenere presente l’arcaicità fonetica del nome della piazza sulla quale si affaccia e si affacciava questa chiesa che è ed era chiamata “Scanna”, possiamo concludere che quell’opera dovette essere stata realizzata verso gli ultimi secoli dell’alto Medioevo, quando la desinenza del nominativo plurale dei nomi neutri latini non si era ancora evoluto nella vocale i. Infatti, la più antica notizia che abbiamo di una chiesa a Moiano col nome di San Renato risale al 1340, quindi in questi anni essa esisteva già.
STRALCIO CATASTALE D’IMPIANTO

Anche per quanto riguarda l’ampiezza originaria della chiesa non ci sono documenti che ce la indicano, possiamo di certo dire, però che in origine fu una costruzione di modeste dimensioni. Con il XVI secolo le conoscenze su di essa si allargano, grazie all’esistenza di vari documenti di quel tempo. Infatti, dopo la visita del Mons. Sicardi nel 1541 egli la ricorda come chiesa parrocchiale del casale e si evince che essa aveva cinque altari: il maggiore e quattro laterali, dedicati rispettivamente alla Madonna del Soccorso, alla Madonna del Carmine, a San Giovanni Evangelista e al Salvatore.
Quest’ultimo e l’altare di San Giovanni Evangelista furono distrutti per dare alla chiesa una nuova sistemazione. In seguito a questi lavori di rinnovamento che terminarono nel 1585, la chiesa di San Renato risultò lunga circa 18 metri e larghi 10, ed ebbe un imponente campanile, nella cui base vi era una sala adibita a sacrestia, nella parte mediana due stanze che furono usate, prima per casa parrocchiale, e poi come casa per il sagrestano; sopra di queste furono collocate le campane, che anche allora, come al presente, erano due.
All’interno della chiesa, così rinnovata, si trovavano sei altari: il maggiore dedicato alla Madonna del Rosario e a San Renato e cinque laterali, i cui titolari erano il Crocifisso, la Madonna del Soccorso, la Madonna del Carmine, la Madonna di Loreto, l’Annunziata. Nei primi anni del ‘600 fu aggiunta la cupola, che tuttora vi si trova.

Nel ‘700 l’estaurita, che ne era la proprietaria, ne rifece il pavimento, che era roso dall’umidità e dall’uso, così tutte le sepolture scavate nel pavimento e le fosse comuni che vi si trovavano furono spostate sotto di esso, creandovi un nuovo cimitero, che ebbe l’entrata dalla sagrestia. Nella nuova terra santa (così in quei tempi erano chiamati i luoghi di sepoltura fatti sotto o intorno a una chiesa) furono permesse anche delle sepolture particolari, ed una di esse fu assegnata alla famiglia Cavolini.
In seguito tra l’esturita e la famiglia Cavolini intervenne un nuovo accordo per le sepolture ricevendo un luogo vicino all’altare maggiore rispondente all’attuale spazio, che è davanti all’altare dell’Addolorata, e furono autorizzati a porvi il loro stemma e l’iscrizione che sintetizza le vicende qui sopra esposte.

Nel 1748 l’ estaurita fece costruire dal marmoraro Orazio Passamonte di Napoli l’altare maggiore con il tronetto, che vi è sopra anch’esso di marmo per l’esposizione del SS. Mo. Cinque anni dopo sempre dal Passamonte fece costruire altri due altari: uno per la Madonna delle Grazie e l’altro per le anime del Purgatorio, ossia, la Madonna del Carmine, cui è legato il culto delle anime del Purgatorio, ed entrambi dovevano essere simili a quello dell’Addolorata.
La chiesa possiede sicuramente quattro altari di quest’artista, cioè il maggiore e gli altri tre ora ricordati e dei quali il maggiore e quello dell’addolorata sono rimasti nel medesimo luogo dove furono collocati al momento della costruzione, mentre gli altri due, posti in origine nella navata principale, che allora era anche l’unica, passarono nella navata secondaria di destra la quale fu realizzata il secolo successivo.

Inoltre, guardando lo stile possiamo convenire che sono dello stesso periodo dell’altare maggiore anche gli altari della Madonna del Rosario, dell’Immacolata Concezione, di S. Giuseppe e di S. Anna. In quegli stessi anni i membri della confraternita del Rosario, che aveva la sua sede in questa chiesa, furono costretti spinti dall’estaurita, a costruirsi, un oratorio fuori di questa chiesa; di realizzare un cappellone (una grande cappella) “in curnu epistulae“, appoggiato alla chiesa, adibito a luogo di riunione per gli iscritti a quella confraternita e per gli estauritari; e di commissionare il quadro della Madonna del Rosario, da collocare sull’altare del nuovo cappellone, ma chi fu l’artista che realizzò l’altare e il quadro non si sa, perché nessun documento ne parla.

Oggi, certamente, sia l’altare sia il quadro esistono ancora: trasferiti però nella navata destra di questa chiesa, che fu costruita nell’800. Inoltre per mancanza di documenti non si può neanche affermare qualcosa sull’autore degli alti tre altari, cioè dell’Immacolata di S. Giuseppe e di S. Anna, che al tempo della loro costruzione ebbero altri titolari. Col passaggio del regno di Napoli nelle mani dei governanti francesi tutte le istituzioni pie subirono un radicale mutamento e con l’incorporazione nel 1860 del regno di Napoli in quello d’Italia il mutamento fu ancor più radicale sia perche il numero dei deputati di ciascun’esaurita fu ridotto a uno e sia perché l’attività di questi fu ridotta quasi a nulla, poiché ebbe soltanto il compito di amministrare le poche rendite rimaste.
In questa situazione il mantenimento per gli eventuali miglioramenti della chiesa passò ai parroci che si succedettero nel tempo. Il primo di essi che intraprese imponenti lavori di ampliamento fu don Matteo Cannavale, che nel 1840 circa fece costruire la navata laterale destra (entrando), e la nuova sagrestia, come si presentava fino ai primi anni del ‘900, composta di due stanze delle quali oggi una delle due si presenta rimpicciolita perché fu posta una gradinata per scendere al piano della chiesa. Quasi cinquanta anni dopo, nel 1887, per iniziativa del sig. Luigi Trombetta che amministrava le poche rendite dell’estaurita, fu aggiunto un cappellone posto un ”in cornu evangelii”, per dedicarlo alla Madonna della Cintura. Sempre per iniziativa del Trombetta vi fu fatta l’attuale abside con la nicchia per la statua di S. Renato, in sostituzione del quadro in cui era dipinto S. Renato, S. Nicola e l’assunzione in cielo della Madonna. Divenuto nel 1896 parroco del casale don Raffaele Vanacore, egli trovò questa chiesa bisognosa di molti restauri e troppo piccola rispetto alla popolazione cui doveva servire. Perciò si rivolse a un esperto chiamando l’ing. F. Ernesto D’Amore di Napoli, che era ben conosciuto a Vico Equense, poiché la sua famiglia vi possedeva diverse proprietà.
Alla  richiesta del parroco D’ Amore rispose con una particolareggiata relazione in cui elencava tutti i gravi problemi e gli impellenti bisogni della chiesa. Davanti a questa tragica situazione il parroco si rivolse al popolo di Moiano perché ciascuno, secondo le proprie possibilità, concorresse agli urgenti lavori di restauro; così tutto il paese rispose generosamente sia con l’opera delle proprie braccia, sia con le offerte del proprio denaro. I lavori durarono un decennio, dal 1898 al 1908, diretti dall’ing. D’ Amore, dopo il quale la chiesa acquistò un aspetto rinascimentale. Fu, innanzitutto, abbattuto il vecchio campanile e costruito l’attuale che misura una trentina di metri in altezza ed ha nella cella campanaria due campane, sulle sue immediate adiacenze fu impiantata la nuova navata, che è quella di sinistra (entrando), i cappelloni furono ridotti alla forma che attualmente hanno, e di questa chiesa fu pure abbassato il pavimento di più di un metro.

Quest’ultima operazione portò alla distruzione del cimitero sotterraneo, non più in uso. Dobbiamo ricordare anche che fu affrescata la volta della navata centrale per opera del pittore napoletano A. Ascione, egli divise lo spazio da dipingere in tre riquadri nei quali fu rappresentata la vita di S. Renato di Angers allora ancora identificato con il Vescovo di Sorrento.
Pochi anni dopo la fine di questi lunghi lavori di restauro precisamente nel 1913 nella chiesa fu aggiunta la cantoria, che si estende sull’entrata della navata centrale ed il magnifico organo della ditta Franceschini di Crema. Intanto la chiesa, così rinnovata e ingrandita, risultò lunga 27 metri e larga 18 metri, nel transetto invece larga 18 metri, alta nella navata principale 14 metri. 

Inoltre si ebbe un aumento di altari, trovano posto nella chiesa ben undici altari dedicati: l’altare maggiore a S. Renato, l‘altare di Fondo della navata di sinistra al Sacro Cuore e all’Addolorata quello di Fondo della navata destra e  quelli sistemati nella stessa navata in ordine discendente verso la porta sono, la Madonna del Rosario, l’Immacolata, la Madonna delle Grazie e S. Antonio, mentre quelli posti nella navata di sinistra, cioè quella costruita all’ inizio del nostro secolo sono, partendo sempre dal fondo, S. Alfonso, S. Giuseppe, S. Anna e la Madonna della Cintura. Di tutti questi titolari S. Antonio, S. Alfonso e il Sacro Cuore entrarono in questa chiesa con la ristrutturazione dell’inizio del ‘900, invece S. Anna e l’Immacolata verso la metà del ‘900; S. Giuseppe l’Addolorata nella prima metà del 700; nel ‘600 la Madonna delle Grazie; nel 1557 la Madonna della Rosario, cioè al momento della fondazione dell’omonima confraternita, anche se inizialmente divideva l’altare maggiore con S. Renato.

Come si evince nel corso dei secoli vi fu una continua sostituzione o soppressione di alcuni dei titolari degli altari a cominciare dai più antichi come la Madonna del Carmine, di Loreto, dell’Annunziata, del Soccorso, il Crocifisso, San Giovanni Evangelista, il Salvatore e ultimo S. Gregorio Magno entrato nella chiesa nel ‘600 e sostituito nell’800 con S. Anna. Oggi come abbiamo già detto la chiesa ci appare in uno stile rinascimentale con tre navate divise da quattro arconi, nel suo interno è da segnalare l’altare e il battistero in marmi policromi del settecento e la statua lignea di S. Renato e della S. Croce della stessa epoca. Ai piedi dell’altare dell’Immacolata vi è la lapide sepolcrale della famiglia dello scienziato Filippo Caulino, noto naturalista tra i secoli XVIII e XIX.
FOTO AEREA DEL 1950


Si evidenzia che nel 2002 sono stati eseguiti i lavori di consolidamento statico e restauro  interni ed esterni limitatamente alla chiesa , il tutto autorizzati con nulla osta della Soprintendenza ai BB.AA.  prot. n. 24759 del 28/11/2001.

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